BIOGRAFIA A COLORI – Percorso di pittura in 10 tappe per sciogliere i nodi del passato e liberare il presente
20 Gennaio 2024BIOGRAFIA A COLORI – Percorso di pittura in 10 tappe per sciogliere i nodi del passato e liberare il presente
21 Febbraio 2024Nei due precedenti incontri del Laboratorio Biografia a Colori abbiamo visto e abbracciato i due grandi traumi del nostro destino: il primo, il rifiuto, che moltissimi di noi hanno incontrato alla nascita o poco dopo – in alcuni casi addirittura prima di essa; il secondo, l’abbandono, che avviene in genere nei primi 3 anni di vita.
Come già accennato, non ci siamo limitati a osservarli, ma accanto alla ferita c’era il Colore, che ha fatto luce sulla strada da intraprendere per liberarcene. E’ nostra scelta come operare dopo che abbiamo visto.
Un trauma infatti non è soltanto una disgrazia che ci è “toccata”, anzi: è la più grande opportunità di capire nel profondo che cosa siamo venuti a fare in questa vita, qual è la lezione che ci è chiesto di imparare per risvegliarci alla nostra natura divina. Partiamo dal trauma per lasciarlo andare completamente.
E’ bello farlo assieme, perché l’unità di intenti porta già in sé un seme luminoso di guarigione.
IL RIFIUTO
Vederlo è facile. Risolverlo è facile nella misura in cui noi accogliamo le forze della luce e della guarigione.
La visione Cristica che il Colore ci ha portato nel dipinto di “La Rosa di Natale” è stata raccolta, con i vari passaggi pittorici che abbiamo fatto: orizzontale, verticale, specifiche qualità di blu e poi la rosa e il suo colore tenue e potente insieme – il simbolo dell’impulso che controbilancia la ferita dell’abbandono: L’ACCOGLIENZA.
Noi non siamo inermi di fronte a ciò che abbiamo vissuto: in effetti è vero il contrario.
La ferita del rifiuto può essere più o meno grande, ma NON E’ QUESTO CHE HA IMPORTANZA AI FINI DEL SUO SCIOGLIMENTO.
CI è servita per imparare quello che dovevamo imparare in questa vita; ci siamo sbagliati, abbiamo creduto che fossero gli altri o gli eventi a farci male, mentre in realtà abbiamo scelto noi di soffrire, proprio per “spaccare la crosta” dell’ego e risvegliarci all’amore.
La cosa più facile, ma anche più coraggiosa che possiamo fare è: cambiare obbiettivo.
Scegliere attivamente di non voler più mettere in moto pensieri e azioni che fanno soffrire.
E man mano che andiamo avanti nel processo, impegnarsi a cambiare ogni altro patto che abbiamo firmato con le altre grandi ferite del destino.
L’ABBANDONO
Che cos’è l’abbandono? È il non essere stati visti, essersi sentiti soli, aver percepito di non contare per chi amavamo.
Qual è la qualità che compensa l’abbandono? È LA CURA.
Abbiamo cercato il sostegno del Cristo con il verde – nel bosco o nella foresta – che abbiamo fatto nascere dall’incontro della luce con la tenebra (giallo e blu).
Abbiamo fatto spazio e manifestato un giardino interiore dove poter creare la nostra Casa, il simbolo del luogo in cui regna la cura e l’amore. La casa è una doppia figura, un triangolo , il numero 3, e un quadrato , il numero 4. La terra incontra il Cielo e insieme fanno il 7, numero sacro del dialogo tra uomo e Dio. La Casa e il 7 sono anche il simbolo della preghiera che il Cristo ci ha donato, il Padre Nostro.
Pregare e dipingere si sono uniti nel qui ed ora, l’unico tempo che abbiamo.
Attraverso il riconoscimento di ciò che ci ha feriti come una parte importante del compito che abbiamo in questa vita abbiamo spostato lo sguardo verso la bellezza della cura del nostro Giardino e della nostra Casa.
Questo cambio di visione si vede in ogni dipinto.
Lavorare insieme è importante: se ti curi dentro, a casa, poi porti la cura anche nella casa fuori: il mondo, la natura, la comunità, la famiglia.